PROGRAMMAZIONE COMPLETA DAL 17 AL 23 APRILE

🎬POLITEAMA – FANO 🎬
⭐dal 17 al 23 aprile⭐

IN SALA:

🎦QUEER di Luca Guadagnino
🎦BERLINO ESTATE ’42
🎦SOTTO LE FOGLIE
🎦LA CASA DEGLI SGUARDI

🤩EVENTI SPECIALI
🎦L’ALBERO
🎦TOKYO FIST

🌐Tutte le recensioni sul nostro sito: politeamafano.it
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QUEER di Luca Guadagnino

Giovedì  17 aprile21.00
Venerdì 18 aprile21.00
Sabato  19 aprile18.00    21.00
Domenica 20 aprile16.30    18.45    21.00
Lunedì 21 aprile16.30    18.45    21.00
Martedì 22 aprile21.00Versione originale sottotitolata in italiano
Mercoledì 23 aprile21.00

Nella Città del Messico dei primi anni cinquanta, l’americano William Lee vaga da un bar all’altro alla ricerca di uomini da portarsi a letto, nel frattempo facendo ampio uso di droghe e alcool. Nonostante un ristretto gruppo di conoscenze abituali, che comprendono il fidato amico Joe, Lee è alla ricerca di qualcosa che questi incontri occasionali non possono dargli. Un giorno però si imbatte per strada in Eugene, giovane e bello, forse gay, forse no. I due si imbarcano in una frequentazione che li porterà anche alla ricerca di una pianta, lo Yage, in grado di stimolare le abilità telepatiche.

Nel mezzo degli anni venti, Luca Guadagnino è il più vivo tra i grandi autori del cinema italiano, e quello che maggiormente ha dimostrato un eclettismo tale da disorientare il suo pubblico.

Ormai fermamente parte dello zeitgeist internazionale, nello spazio di un anno dà seguito al giocoso e pulsante Challengers con un adattamento letterario dell’amato William S. Burroughs. La sua lettura di “Queer” è pensosa, sentimentale e immaginifica – più dell’opera originale della quale prosegue la storia troncata aprendo le porte della percezione; ma tra droghe magiche e spedizioni esotiche, il film ci ricorda che tali porte si rivelano spesso uno specchio, pronto a riflettere la profondità della nostra solitudine.

Lee è l’alter-ego di Burroughs, predatore dissoluto che, in un completo a tre bottoni bianco con tanto di fondina alla cintura, pattuglia i locali della città (nettamente più tranquilla e composta, quasi idilliaca nei suoi quadretti di strada e tramonti perfetti, di quella vissuta in prima persona da Burroughs) alla disperata ricerca del giusto amante: giovane, bello, e possibilmente non un bravo ragazzo ebreo troppo legato alla mamma. Lo interpreta un Daniel Craig dall’animo strizzato, molto più vulnerabile rispetto ad altri ruoli extra-Bond che semplicemente viravano la sicumera su toni comici o autoironici. Guadagnino ne ingentilisce i contorni, o forse si mette fino in fondo nei suoi panni, trovando un uomo alla ricerca di contatto umano che nell’attesa passa da una dipendenza all’altra.

Accarezzarsi senza toccarsi (in un tenero, ripetuto congegno visivo che sovraimpone il gesto alla stasi) e poi comunicare senza la parola, tanto da giustificare un viaggio nel Sudamerica profondo alla ricerca della telepatia: la tragedia di Queer, che smania sotto la satira iniziale sulla cultura americana expat, è quella di un amore sfalzato, asimmetrico. Lo rendono irrisolvibile questioni identitarie (siamo queer oppure no, è il leitmotiv che corre attraverso tutto il film) ma anche pragmatiche, visto che Eugene si offre e si ritrae, e alla fine accetta di seguire Lee nel viaggio previo un preciso accordo sui termini della sua disponibilità.

BERLINO ESTATE ’42 dI Andreas Dresen

Giovedì  17 aprile21.00
Venerdì 18 aprile21.00
Sabato  19 aprile18.00    21.00
Domenica 20 aprile16.30    18.45    21.00
Lunedì 21 aprile16.30    18.45    21.00
Martedì 22 aprile
Mercoledì 23 aprile18.30

Nel 1942, mentre l’esercito tedesco sta già affrontando le prime capitolazioni, a Berlino una giovane assistente medica Hilde Rake entra in un gruppo di oppositori al nazismo poi conosciuto come l'”Orchestra rossa”. Qui, in un’oasi di pace e felicità idealmente lontana dall’oppressione del regime, Hilde s’innamora di Hans Coppi e lo sposa. Dopo un’estate passata a fare attività clandestina (per lo più volantinaggio e tentativi di inviare lettere alle forze alleate), Hilde viene arrestata dalla Gestapo e interrogata. In carcere darà alla luce un figlio, e sarà giustiziata poco dopo. Cosa resta del suo esempio?

Non sono molti i film che trattano il tema della resistenza interna al nazismo, perduta nella repressione del regime hitleriano e, almeno qui da noi in Italia, nell’oblio a cui la storia l’ha condannata.

Anni fa in Italia uscì La rosa bianca, un buon film d’impegno civile sulla vita di Sophie Scholl e del suo gruppo di oppositori (a cui anche McEwan ha dedicato pagine splendide nel suo ultimo romanzo “Lezioni”), impegnati soprattutto a diffondere volantini per sensibilizzare la popolazione tedesca durante la guerra. A quella esperienza rimandano inevitabilmente gli eventi storici raccontati in Berlino, estate ’42, che ricostruisce la vita e l’attivismo della coppia di antifascisti Hilde Rake e Hans Coppi, membri della cosiddetta Orchestra rossa. A narrarne la vicenda è il veterano regista Andreas Dresen, nato e cresciuto nella Germania dell’Est, dove le vicende dell’Orchestra rossa erano circondate da un alone quasi mitologico, ma forse proprio in reazione a una simile narrazione capace di utilizzare il suo consueto stile impressionista (con immagini che del passato ricostruiscono soprattutto gli attimi, i dettagli, più che i grandi eventi) e raccontare in tono minore un’esperienza che vale soprattutto per il suo esempio, più che per i risultati raggiunti.

La sceneggiatura di Laila Stieler coglie bene, infatti, il divario fra la passione dei protagonisti (i coniugi Coppi e il loro gruppo) e il successo della loro azioni (di tutti i messaggi che il gruppo rischiò la vita di mandare all’estero, uno solo arrivò a destinazione, a Mosca), così come la paradossale spensieratezza dei membri dell’Orchestra rossa e l’effettivo pericolo criminale che affrontavano.

Nella prima parte del film, a partire dall’interrogatorio di Hilde che ripercorre liberamente il passato della donna, Dresen ricostruisce le azioni dell’Orchestra rossa e immerge il film in atmosfere dai toni idilliaci, quasi come se i personaggi non capissero in quale mondo vivano, tra l’incoscienza e la proiezione nel futuro, o il regista volesse intelligentemente accomunare la gente comune agli uomini di potere in una rappresentazione della realtà tedesca dell’epoca che aggira gli stereotipi sul nazismo e porta dentro un grande romanzo stratificato e ambiguo, in cui l’enormità del male è così pervasiva da farsi invisibile.

LA CASA DEGLI SGUARDI di Luca Zingaretti

Giovedì  17 aprile
Venerdì 18 aprile
Sabato  19 aprile21.00
Domenica 20 aprile21.00
Lunedì 21 aprile21.00
Martedì 22 aprile
Mercoledì 23 aprile18.30

Marco è un poeta 23enne alcolizzato che ha abbandonato la scuola, ha perso tutti i suoi amici ed è stato lasciato dalla sua ragazza. L’unico a rimanergli ostinatamente accanto è il padre, un tranviere che lo sorveglia come un cane da guardia, togliendogli il respiro (o almeno così lo percepisce il ragazzo). Una sera Marco sta recandosi ad un reading di poesie ma in preda alla tensione si ubriaca, e fa un incidente d’auto che lo spedisce dritto in ospedale. Suo padre e il suo editore lo spingono a trovarsi un lavoro, nel caso saltino fuori le analisi del suo stato di ebbrezza alla guida, che al momento dell’incidente la polizia ha trascurato. Farà l’addetto alle pulizie all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, e si unirà ad una squadra che a poco a poco diventerà per lui come una seconda famiglia.

Se questa trama suona familiare è perché ricorda da vicino quella di Tutto chiede salvezza, e non è un caso: “La casa degli sguardi” era il romanzo d’esordio di Daniele Mencarelli che raccontava il suo passato in maniera fortemente autobiografica, come lo farà poi in “Tutto chiede salvezza”, descrivendo il suo TSO.

Dunque il protagonista è di fatto lo stesso: soprattutto ha le stesse caratteristiche caratteriali e comportamentali, il che fa il curioso effetto di renderlo protagonista di una sorta di minisaga, considerato anche che Tutto chiede salvezza è già una serie alla sua seconda stagione.

Questa similitudine purtroppo è un problema per il film d’esordio alla regia di Luca Zingaretti, che in La casa degli sguardi si ritaglia il ruolo del padre interpretandolo con la sua magnifica duttilità di attore. L’impressione infatti è di “già visto”, anche perché non solo il protagonista, ma l’ambiente ospedaliero (che in Tutto chiede salvezza era un struttura psichiatrica) è simile e soprattutto è quasi identica la dinamica attraverso cui Marco si relaziona al suo gruppetto involontario, là di pazienti, qui di addetti alle pulizie.

Quel che distingue Zingaretti da Francesco Bruni, il regista di Tutto chiede salvezza, è il ritmo di narrazione, che in Bruni è più veloce e a tratti più sopra le righe, e qui è rallentato, quasi dilatato: il che è una scelta che rispetta profondamene l’afflato poetico di Marco (ovvero di Daniele Mencarelli), che si muove con un passo e un respiro diversi da quelli del resto del mondo, perché assorbe e restituisce ogni cosa in maniera più profonda, e dunque anche più lenta e sofferta.

BLADE RUNNER THE FINAL CUT di Ridley Scott

Lunedì 14 aprile21.00
Martedì 15 aprile21.00Versione originale sottotitolata in italiano
Mercoledì 16 aprile18.30   

Nel novembre 2019, a Los Angeles, Rick Deckard, un ex Blade Runner, viene richiamato dalla pensione quando quattro pericolosi replicanti tornano sulla Terra, con il loro leader, Roy Batty (Rutger Hauer). Progettati per svolgere lavori difficili e pericolosi, gli esseri umani creati in laboratorio sono più forti, veloci e intelligenti degli esseri umani non modificati. Non provano dolore né rimorso; sono quasi indistinguibili dagli altri esseri umani… e stanno uccidendo delle persone. Deckard deve fermarli prima che uccidano di nuovo.

SOTTO LE FOGLIE di François Ozon

Giovedì  17 aprile
Venerdì 18 aprile21.00
Sabato  19 aprile18.00   
Domenica 20 aprile16.30    18.45   
Lunedì 21 aprile16.30    18.45    
Martedì 22 aprile18.30
Mercoledì 23 aprile

Michelle ha tre passioni: suo nipote Lucas, la sua migliore amica Marie-Claude e i funghi che raccoglie nei boschi di un piccolo villaggio della Borgogna. La sua unica afflizione è Valérie, figlia ingrata che le rinfaccia il passato – Michelle è un’ex prostituta – e troppo amore per suo figlio. Un incidente a tavola e una quiche di funghi tossici dopo, un equilibrio già fragile si rompe. Valérie accusa Michelle di averla deliberatamente avvelenata e le impedisce d’ora in avanti di rivedere Lucas. A rimettere le cose a posto ci pensa Vincent, figlio di Marie-Claude appena uscito di prigione. Le sue intenzioni sono buone ma scatenano una tragica spirale.

Dopo l’esuberante commedia Mon crime, François Ozon cambia genere (e generazione) e passa al polar rurale ficcato nella campagna borgognona.

Una storia di ottuagenarie, di funghi, di omicidi e di fantasmi. Forme di vita brulicano in un ambiente umido e pulsioni feroci crescono nel cinema francese d’autore, che raccoglie funghi e registra nello stesso anno due film velenosi, crudeli ma soprattutto vitali: Sotto le foglie (François Ozon) e L’uomo nel bosco (Alain Guiraudie). Ozon e Guiraudie condividono un’identità generazionale, sono nati a metà degli anni Sessanta ed esplosi alla fine degli anni Novanta, e un’identità sessuale che infonde sia le loro storie (Gocce d’acqua su pietre roventiLo sconosciuto del lago…) che la loro estetica (la questione dello sguardo queer).

Ma potremmo dire al contrario che molto li distingue: il gusto di Ozon per l’eterogeneità, la varietà di generi e stili contro la creazione di un mondo altamente identificabile per Guiraudie, la capacità del primo di infiltrare tutti i livelli dell’industria, contro la permanenza del secondo nel cinema indipendente. Eppure le loro opere interagiscono. Ficcate nella Francia rurale (rispettivamente Borgogna o Aveyron) moltiplicano le corrispondenze: l’identità dei personaggi (una madre anziana e vedova che sposta il desiderio materno dal figlio a un’altra persona e un figlio adulto non amato che scompare brutalmente), l’identità di genere (una macabra commedia poliziesca, tranquillamente amorale, dove il crimine sfugge al giudizio e alla punizione umana) e l’identità di simboli (il fungo).

L’intera rete di significati dei due film, le emozioni che trasmettono e lo stato d’animo che li caratterizza si riassumono in un organismo vegetale che cresce dove vuole, non si coltiva e appartiene decisamente al mondo selvatico. Come il desiderio, i funghi possono curare, nutrire o uccidere. La prossimità tra varietà commestibili e letali diventa per Ozon il sintomo perfetto dell’ambiguità dei suoi personaggi, a partire dalla madre di Hélène Vincent, nutriente e tossica insieme, che quasi uccide la figlia avvelenandola con una torta salata.

Incidente o atto volontario, Sotto le foglie avvolge la sua eroina in un’aura di opacità, sollevando domande destabilizzanti sui legami di sangue. Un rapporto che François Ozon spingerà verso una sorta di riconciliazione profondamente commovente, iniettando una dose omeopatica di fantasia in una storia inverosimile ma a suo modo realistica.

L’ALBERO di Sara Petraglia

🎬L’ATTRICE TECLA INSOLIA E LA REGISTA SARA PETRAGLIA INCONTRANO IL PUBBLICO DEL POLITEAMA

Lunedì 7 APRILE21.00

🎦L’ALBERO di Sara Petraglia
🎬L’ATTRICE TECLA INSOLIA E LA REGISTA SARA PETRAGLIA INCONTRANO IL PUBBLICO DEL POLITEAMA

🎦L’ALBERO
📍Cinema Politeama
➜ Lunedì 7 aprile ➤h. 21.00
🎭introduzione e dibattito dopo la proiezione con Tecla Insolia e Sara Petraglia

Bianca ha 23 anni, dovrebbe frequentare l’università, ma non ci va mai. Ha poche ossessioni: il tempo che passa, la droga e Angelica. Bianca ha un quaderno su cui scrive appunti per i suoi libri, ma vorrebbe annotarci altro: che perdiamo tutto continuamente e che alla fine, forse – tra le strade notturne di Roma e l’albero che si intravede, muto, dalla finestra di casa – niente andrà perduto.

Tecla Insolia, attrice e cantante è nata a Varese da genitori siciliani.
Nel 2019 ha vinto la competizione canora Sanremo Young, acquisendo così il diritto di partecipare al Festival di Sanremo 2020[1] nella categoria Nuove Proposte dove si è classificata seconda con il brano 8 marzo e ha vinto e il Premio Enzo Jannacci.

Nel 2024 è protagonista della serie cult L’ARTE DELLA GIOIA per la regia di Valeria Golino

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